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Shakespeare / Poemetti di Valter Malosti al Teatro Storchi di Modena 29 e 30 novembre

Date:

Shakespeare / Poemetti
Venere e Adone / Lo stupro di Lucrezia

un progetto di e con Valter Malosti
progetto sonoro e live electronics Gup Alcaro
traduzione, adattamento e ricerca musicale Valter Malosti
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro di Dioniso

durata: 120’ più intervallo

Dopo aver vinto nel 2009 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT) per lo spettacolo Shakespeare. Venere e Adone e aver diretto nel 2012 Lo stupro di Lucrezia (Premio Ubu 2013 come nuova attrice under 30 ad Alice Spisa), il direttore di ERT / Teatro Nazionale Valter Malosti ha visto pubblicare nel 2022 le sue due traduzioni dei Poemetti di William Shakespeare nella prestigiosa collezione bianca di poesia di Einaudi. I Poemetti vengono ora presentati nuovamente sul palco in un’unica serata in forma di concerto al Teatro Storchi di Modena venerdì 29 e sabato 30 novembre. Malosti sarà in scena accanto al compositore e musicista Gup Alcaro (Premio Ubu 2023 per il miglior disegno del suono in Lazarus) che firma ed esegue dal vivo il progetto sonoro.

Una versione in cui il regista e interprete amplifica l’alta densità musicale dei due spettacoli, trasfigurando la scena in un paesaggio acustico di grande suggestione, interamente creato dalla potenza della voce e del suono e pervaso dalla ricerca sulla lingua, sul ritmo, e la musica dell’originale shakespeariano. E anche se nella versione italiana della musica shakespeariana si perde una percentuale altissima, il materiale che resta è da considerarsi un dono inestimabile.
Per il grande poeta inglese Ted Hughes, autore del visionario saggio Shakespeare and The Goddess of Complete Being, i Poemetti sono la base in cui individuare idealmente tutta la strategia poetica e i fondamenti metafisici dell’intera opera shakespeariana.

In occasione dello spettacolo, mercoledì 27 novembre alle ore 18.00 la Biblioteca Antonio Delfini di Modena ospita la presentazione del libro Poemetti di William Shakespeare, Torino, Einaudi 2022, traduzione di Valter Malosti. Il regista, attore e direttore di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale dialoga con Alberto Bertoni, poeta, scrittore e docente universitario.

Si informa che, a seguito dello sciopero generale dei settori privati e pubblici indetto sul territorio nazionale per l’intera giornata di venerdì 29 novembre 2024, potrebbe non essere garantito il normale svolgimento degli spettacoli e dei servizi del teatro.

SHAKESPEARE / POEMETTI

Londra, anno 1593. La peste sta devastando la città, i teatri sono chiusi. William Shakespeare, senza lavoro, trova l’ispirazione, e un patrono: Henry Wriothesley, conte di Southampton. Ne viene fuori un piccolo capolavoro in versi su commissione: il poemetto erotico-mitologico Venere e Adone, che diventerà un grandissimo successo editoriale per l’epoca, ristampato innumerevoli volte fino alla metà del secolo successivo. Venere e Adone sfugge a qualsiasi definizione, poemetto comico eppure tragico, leggero e profondo, un furioso inno all’eros più carnale e ossessivo e un ammonimento contro la Lussuria. La dea che insegue Adone e lo desidera ardentemente, mentre lui le si rifiuta, rovescia certamente i canoni tipici della poesia d’amore. Venere è una dea/macchina, dea ex machina ma anche sex machine, macchina barocca che tritura suoni e sputa parole. Una macchina di baci, una macchina schizofrenica di travestimento, una macchina di morte per l’oggetto del suo amore: Adone.
L’anno successivo, con la peste che ancora infuria in città, Shakespeare riprende un episodio dell’antica storia romana: lo stupro di Lucrezia perpetrato da Sesto Tarquinio, figlio dell’ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo (committente e dedicatario il medesimo conte di Southampton). Un atto di terribile violenza raccontato direttamente dalla voce della vittima che si dispiega in un lungo e altissimo flusso di coscienza, in una lunga catena di versi di una forza poetica e di una modernità davvero sconvolgenti. Ma a impressionare ulteriormente il lettore è l’acutissima indagine nella psiche del carnefice, la lucida radiografia dei suoi impulsi tortuosamente contradditori.
Figura esemplare dell’antichità, Lucrezia scuote ancora oggi le nostre coscienze e il suo suicidio finale suscita vibranti polemiche e contrapposizioni lasciandoci senza una risposta ma con una miriade di domande. Shakespeare qui dispiega la sua potentissima lingua, con una specie di equilibrio incantatore che ci inghiotte nella musica delle parole senza concederci una qualche sospensione liberatoria.

I due Poemetti sembrano formare una specie di dittico simmetricamente contrappuntato, in cui la seconda tavola rovescia la prima: dallo sfondo di un paesaggio giorgionesco (e ariostesco) del primo, tutto en plein air e abitato da conigli, cani, cavalli e cinghiali, si passa ad un tragico notturno, immerso in una livida oscurità caravaggesca squarciata dalla luce di una torcia.

Nelle mani di Malosti e Gup Alcaro i Poemetti diventano una sorta di doppia operina musicale: il montaggio fonico attinge alle fonti acustiche più disparate, ai suoni della quotidianità sovrapposti a frequenze elettroniche e distorsioni, filtrando il tutto con musica elisabettiana e contemporanea. «Musica come camera d’eco dei personaggi, come cartina di tornasole del loro spirito – ha scritto Carlo Boccadoro – musica che penetra dentro il testo, talvolta lo accarezza, più spesso entra in conflitto con esso per far schizzare scintille che ustionano e illuminano allo stesso tempo».

Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia sono anche le uniche opere di Shakespeare di cui il drammaturgo abbia curato personalmente la stampa, cosa mai accaduta né con le sue opere teatrali né con i più famosi Sonetti. Si possono dunque considerare come gli unici e certi originali di quell’autore dai contorni tuttora fascinosamente incerti che corrisponde al nome di William Shakespeare.

Debora Pietrobono          

Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale 

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