di Alice Facchini
Secondo un’indagine condotta nel progetto europeo Outsport, l’omofobia e la transfobia sono prevalenti nello sport: l’82% delle persone LGBTQIA+ è vittima di offese omotransfobiche nei contesti sportivi. In Emilia-Romagna solo il 36,6% dei tesserati sono donne. Secondo l’Eurobarometro sullo sport e l’attività fisica, le donne rappresentano solo il 13% degli allenatori in Europa, risultando ampiamente sottorappresentate nel coaching. L’Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere ha inoltre rilevato che, in media, solo il 14% delle posizioni apicali nelle Federazioni sportive degli Stati membri è occupato da donne e che la loro retribuzione è significativamente inferiore, guadagnando in media il 14% in meno.
La cronaca recente ha acceso i riflettori sull’importanza di queste tematiche: emblematico è il caso della pugile algerina Imane Khelif, la cui inclusione alla categoria femminile alle Olimpiadi ha provocato proteste e molta disinformazione sul tema delle persone intersessuali. Tutto questo ha sottolineato l’urgenza di azioni concrete per contrastare una visione binaria dello sport, diviso in categorie maschili e femminili, senza che si tenga conto di altre identità non-binarie.
https://drive.google.com/file/d/140xoJOdOnd-octesbhADSWYVGF7sctAG/view?usp=sharing
In Europa esiste uno strumento nato per diffondere una cultura inclusiva, libera da discriminazioni e pregiudizi, capace di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità: la Diversity Charter, di cui esiste anche la versione italiana – la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro redatta da Fondazione Sodalitas. Dall’analisi preliminare delle adesioni al Diversity Charter, emerge un dato significativo: solo il 17% delle associazioni italiane ha sottoscritto la Carta, a fronte del 62% delle imprese e del 21% degli enti pubblici.
A partire da questo dato, il progetto A.G.a.S. si è focalizzato sulle società sportive, in particolare le associazioni di promozione sportiva, per comprendere le ragioni di questa disparità. E’ stato diffuso un questionario dedicato, a cui hanno risposto più di 100 persone che operano nel settore: il risultato è che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, esiste una notevole sensibilità verso i temi della diversità e dell’equità all’interno di queste realtà. Tuttavia, i dati suggeriscono che la mancata adesione è spesso legata a una scarsa conoscenza della Diversity Charter.
Per rispondere a questa sfida, il progetto A.G.a.S. si è articolato in diverse azioni svolte nel corso di due anni (2023 e 2024), mirate ad aumentare la consapevolezza e le competenze tramite iniziative di formazione ed eventi specifici. Sono state costruite reti di collaborazione con enti di promozione sportiva, che hanno intrapreso percorsi di formazione innovativi, orientati all’adozione di carriere alias per garantire maggiore equità e rispetto delle identità. Allo stesso tempo, il progetto teatrale “Around Robin” ha coinvolto gli studenti e le studentesse delle classi superiori in una riflessione sulla condivisione non consensuale di materiale intimo.
“Oltre ad essere una risorsa per il benessere psico-fisico, lo sport ha una valenza socio-educativa: rappresenta infatti un ambito privilegiato per la creazione dell’immaginario collettivo, e dunque per l’educazione e la diffusione di contenuti positivi per una cultura della parità”, afferma Beatrice Dusio di Capoeira Angola Palmares, ideatrice e coordinatrice progetto A.G.a.S. “La pratica sportiva di qualsiasi livello rappresenta un osservatorio privilegiato per analizzare l’andamento del pregiudizio in un determinato contesto culturale. Questo progetto ha rappresentato un’occasione importante per celebrare la diversità e per sensibilizzare la cittadinanza”.
“È fondamentale notare come un numero sempre maggiore di operatori ed operatrici sportivi si interroghi sul proprio ruolo, riflettendo su se stessi e mettendosi in discussione per comprendere quali azioni si debbano svolgere per diventare agenti attivi di cambiamento”, dichiara Gaia Vivaldi di Eden Park Zone, ideatrice del progetto A.G.a.S. “È cruciale partire dalle realtà che operano quotidianamente sul territorio, luoghi dove spesso emergono criticità, per promuovere un ascolto attento e un’azione sensibile, che permetta di fungere da antenne per il contesto. Altrettanto importante è creare connessioni tra aree urbane e periferiche, costruendo un tessuto collaborativo fra realtà che operano in contesti differenti ma con obiettivi comuni. E’ solo grazie ad un dialogo costante che si può sperare di costruire un cambiamento solido e duraturo”.
“Con questo progetto, vogliamo contribuire a rendere il mondo dello sport un luogo aperto e accessibile per tutte le persone, dove la diversità non sia solo tollerata, ma valorizzata come un fattore fondamentale”, afferma Giulia Sudano, presidente di Period Think Tank. “Per questo obiettivo, è molto importante che le istituzioni e le associazioni continuino a lavorare sulla raccolta e monitoraggio dei dati necessari a rendere visibili le discriminazioni multiple nel mondo dello sport, visto il suo notevole impatto educativo e sociale”.
“Il progetto ha affrontato temi apparentemente diversi, come quello dell’identità di genere e della pornografia non consensuale”, spiega Valentina Bazzarin, responsabile del monitoraggio del progetto A.G.a.S. “In realtà si tratta di due facce della stessa medaglia: si tratta di questioni intrinsecamente connesse, che vanno affrontate con rispetto e responsabilità, soprattutto da parte di chi opera nell’educazione, sia in ambito sportivo che scolastico. Solo così possiamo creare ambienti sicuri e aperti, capaci di valorizzare le diversità e garantire i diritti di tutte le persone, in ogni momento della loro vita”.
“È piuttosto evidente quanta disinformazione ci sia su questi temi, come dimostrano i riscontri positivi ricevuti dalle e dai partecipanti al progetto”, afferma Valentina Petrillo, atleta paralimpica transgender e socia onoraria di Gruppo Trans APS. “È molto importante la formazione contro gli stereotipi nei confronti delle persone transgender e non binarie. La performance sportiva si compone di tanti elementi, ma viene sempre attribuito al testosterone il ruolo principale nel determinare un certo tipo di performance sportiva, cadendo dunque nell’equazione sbagliata che nascere uomini comporti nascere più forti di una donna. Tale principio è purtroppo un luogo comune ancora persistente nella nostra società che eredita visioni maciste e patriarcali”.
Le azioni del progetto A.G.a.S.
Nel corso del progetto è stata realizzata un’intensa attività di sensibilizzazione sul territorio: sette associazioni sportive dilettantistiche locali (Xplore, MOvat, SAnkofa, Formigine, Baboon, Shine, Zinella) sono state coinvolte in formazioni ad hoc sui temi degli stereotipi e del binarismo di genere, dove erano presenti anche insegnanti della scuola superiore e una dirigente scolastica. I territori coinvolti sono stati quelli della provincia di Bologna (San Lazzaro, Monghidoro, Castenaso), e poi anche Faenza, Rimini, Parma, Roma, Padova e Vicenza.
Inoltre, sono stati organizzati due eventi sportivi aperti alla cittadinanza, durante i quali 15 istruttori e istruttrici sportive hanno dialogato con testimonial internazionali di rilievo, come Puma Camillè e Alessandra Chiricosta, condividendo le loro esperienze per promuovere una cultura dell’inclusione.
A ciò si sono aggiunti quattro talk pubblici incentrati sul tema dello sport e degli stereotipi di genere, pensati per stimolare una riflessione collettiva e favorire un cambiamento culturale duraturo. In tutto, sono state raggiunte circa 200 persone.
In conclusione delle attività, 12 associazioni sportive dilettantistiche hanno deciso di aderire alla Carta etica dello sport della Regione Emilia-Romagna. Per raccontare queste traiettorie è stato realizzato il documentario “A.G.a.S All Gender are sportive”, a cura di Rita Bertoncini di Creative Mornings Bologna, per proseguire l’attività di sensibilizzazione anche oltre il termine ufficiale del progetto.
Il progetto teatrale “Around Robin”
“Around Robin” è una performance teatrale interattiva e partecipativa, alla quale hanno partecipato 30 studenti e studentesse dell’Istituto di Castiglione dei Pepoli Caduti della Direttissima. Ciascuno di loro è entrato dentro la storia e ha parlato direttamente con i personaggi che ne fanno parte, tutti legati da un evento che li ha coinvolti in passato: un caso di revenge porn (termine inappropriato, ma comune, con cui si identifica la condivisione non consensuale di materiale intimo), che ha portato al suicidio della vittima, Robin.
Lo spettacolo mette in luce come, quando si creano dinamiche di questo tipo in giovane età, la colpa non è di una singola persona, ma della mancanza di educazione e strumenti che ci impediscono di affrontare gli eventi nel modo corretto. Alla fine della performance, allestita negli spazi di Eden Park a Dumbo, i ragazzi e le ragazze sono stati guidati in una riflessione sui temi discussi.
La mappatura e il monitoraggio
Il progetto A.G.a.S. prevede anche una raccolta dati attraverso un’attività di monitoraggio, utilizzando un approccio del femminismo dei dati e della valutazione di impatto di genere. Il progetto è partito da una mappatura delle associazioni sul territorio: in Emilia-Romagna, ci sono circa 7mila società sportive affiliate a vari enti di promozione sportiva e federazioni. Di queste, secondo la banca dati del Coni, più di 1.200 hanno sede nella provincia di Bologna, e 420 nel comune.
Le società coprono una vasta gamma di discipline sportive, riflettendo la diversità delle attività fisiche e sportive praticate. Buona parte delle associazioni sono impegnate nel contrasto alle disuguaglianze e alla violenza di genere, ma i comitati Aics e Uisp si caratterizzano per una proposta di ulteriore attenzione alle sportive non-binarie o transgender, ovvero la possibilità di tesseramenti “alias” e proposte formative specifiche e approfondite per dirigenti, tecnici, allenatrici ed educatrici.
E’ stato diffuso un questionario dedicato, a cui hanno risposto più di 100 persone che operano nel settore, e poi sono state realizzate interviste più approfondite con alcuni stakeholders. Dalle informazioni raccolte, emerge chiaramente la necessità di ampliare l’offerta formativa e informativa sui temi della parità di genere, dell’inclusione, e del contrasto agli stereotipi nello sport. La partecipazione a tali iniziative non solo soddisfa un bisogno percepito di crescita personale, ma promuove anche un approccio inclusivo nello sport e nelle attività culturali.
Allenatrici, educatrici e atlete ancora faticano non solo a riconoscere e a contrastare discriminazioni di genere e abusi nello sport, ma anche l’esistenza di identità non binarie: è questa la prima forma di violenza. In un ambiente ancora dominato da stereotipi, il progetto A.G.a.S. – All Gender are Sportive, ideato da Beatrice Dusio e Gaia Vivaldi e coordinato da Period Think Tank, promuove buone pratiche concentrandosi in particolare sulle comunità sportive delle aree interne e montane, dove queste problematiche sono più accentuate e le infrastrutture offrono opportunità più limitate.
Secondo un’indagine condotta nel progetto europeo Outsport, l’omofobia e la transfobia sono prevalenti nello sport: l’82% delle persone LGBTQIA+ è vittima di offese omotransfobiche nei contesti sportivi. In Emilia-Romagna solo il 36,6% dei tesserati sono donne. Secondo l’Eurobarometro sullo sport e l’attività fisica, le donne rappresentano solo il 13% degli allenatori in Europa, risultando ampiamente sottorappresentate nel coaching. L’Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere ha inoltre rilevato che, in media, solo il 14% delle posizioni apicali nelle Federazioni sportive degli Stati membri è occupato da donne e che la loro retribuzione è significativamente inferiore, guadagnando in media il 14% in meno.
La cronaca recente ha acceso i riflettori sull’importanza di queste tematiche: emblematico è il caso della pugile algerina Imane Khelif, la cui inclusione alla categoria femminile alle Olimpiadi ha provocato proteste e molta disinformazione sul tema delle persone intersessuali. Tutto questo ha sottolineato l’urgenza di azioni concrete per contrastare una visione binaria dello sport, diviso in categorie maschili e femminili, senza che si tenga conto di altre identità non-binarie.
In Europa esiste uno strumento nato per diffondere una cultura inclusiva, libera da discriminazioni e pregiudizi, capace di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità: la Diversity Charter, di cui esiste anche la versione italiana – la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro redatta da Fondazione Sodalitas. Dall’analisi preliminare delle adesioni al Diversity Charter, emerge un dato significativo: solo il 17% delle associazioni italiane ha sottoscritto la Carta, a fronte del 62% delle imprese e del 21% degli enti pubblici.
A partire da questo dato, il progetto A.G.a.S. si è focalizzato sulle società sportive, in particolare le associazioni di promozione sportiva, per comprendere le ragioni di questa disparità. E’ stato diffuso un questionario dedicato, a cui hanno risposto più di 100 persone che operano nel settore: il risultato è che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, esiste una notevole sensibilità verso i temi della diversità e dell’equità all’interno di queste realtà. Tuttavia, i dati suggeriscono che la mancata adesione è spesso legata a una scarsa conoscenza della Diversity Charter.
Per rispondere a questa sfida, il progetto A.G.a.S. si è articolato in diverse azioni svolte nel corso di due anni (2023 e 2024), mirate ad aumentare la consapevolezza e le competenze tramite iniziative di formazione ed eventi specifici. Sono state costruite reti di collaborazione con enti di promozione sportiva, che hanno intrapreso percorsi di formazione innovativi, orientati all’adozione di carriere alias per garantire maggiore equità e rispetto delle identità. Allo stesso tempo, il progetto teatrale “Around Robin” ha coinvolto gli studenti e le studentesse delle classi superiori in una riflessione sulla condivisione non consensuale di materiale intimo.
“Oltre ad essere una risorsa per il benessere psico-fisico, lo sport ha una valenza socio-educativa: rappresenta infatti un ambito privilegiato per la creazione dell’immaginario collettivo, e dunque per l’educazione e la diffusione di contenuti positivi per una cultura della parità”, afferma Beatrice Dusio di Capoeira Angola Palmares, ideatrice e coordinatrice progetto A.G.a.S. “La pratica sportiva di qualsiasi livello rappresenta un osservatorio privilegiato per analizzare l’andamento del pregiudizio in un determinato contesto culturale. Questo progetto ha rappresentato un’occasione importante per celebrare la diversità e per sensibilizzare la cittadinanza”.
“È fondamentale notare come un numero sempre maggiore di operatori ed operatrici sportivi si interroghi sul proprio ruolo, riflettendo su se stessi e mettendosi in discussione per comprendere quali azioni si debbano svolgere per diventare agenti attivi di cambiamento”, dichiara Gaia Vivaldi di Eden Park Zone, ideatrice del progetto A.G.a.S. “È cruciale partire dalle realtà che operano quotidianamente sul territorio, luoghi dove spesso emergono criticità, per promuovere un ascolto attento e un’azione sensibile, che permetta di fungere da antenne per il contesto. Altrettanto importante è creare connessioni tra aree urbane e periferiche, costruendo un tessuto collaborativo fra realtà che operano in contesti differenti ma con obiettivi comuni. E’ solo grazie ad un dialogo costante che si può sperare di costruire un cambiamento solido e duraturo”.
“Con questo progetto, vogliamo contribuire a rendere il mondo dello sport un luogo aperto e accessibile per tutte le persone, dove la diversità non sia solo tollerata, ma valorizzata come un fattore fondamentale”, afferma Giulia Sudano, presidente di Period Think Tank. “Per questo obiettivo, è molto importante che le istituzioni e le associazioni continuino a lavorare sulla raccolta e monitoraggio dei dati necessari a rendere visibili le discriminazioni multiple nel mondo dello sport, visto il suo notevole impatto educativo e sociale”.
“Il progetto ha affrontato temi apparentemente diversi, come quello dell’identità di genere e della pornografia non consensuale”, spiega Valentina Bazzarin, responsabile del monitoraggio del progetto A.G.a.S. “In realtà si tratta di due facce della stessa medaglia: si tratta di questioni intrinsecamente connesse, che vanno affrontate con rispetto e responsabilità, soprattutto da parte di chi opera nell’educazione, sia in ambito sportivo che scolastico. Solo così possiamo creare ambienti sicuri e aperti, capaci di valorizzare le diversità e garantire i diritti di tutte le persone, in ogni momento della loro vita”.
“È piuttosto evidente quanta disinformazione ci sia su questi temi, come dimostrano i riscontri positivi ricevuti dalle e dai partecipanti al progetto”, afferma Valentina Petrillo, atleta paralimpica transgender e socia onoraria di Gruppo Trans APS. “È molto importante la formazione contro gli stereotipi nei confronti delle persone transgender e non binarie. La performance sportiva si compone di tanti elementi, ma viene sempre attribuito al testosterone il ruolo principale nel determinare un certo tipo di performance sportiva, cadendo dunque nell’equazione sbagliata che nascere uomini comporti nascere più forti di una donna. Tale principio è purtroppo un luogo comune ancora persistente nella nostra società che eredita visioni maciste e patriarcali”.
Le azioni del progetto A.G.a.S.
Nel corso del progetto è stata realizzata un’intensa attività di sensibilizzazione sul territorio: sette associazioni sportive dilettantistiche locali (Xplore, MOvat, SAnkofa, Formigine, Baboon, Shine, Zinella) sono state coinvolte in formazioni ad hoc sui temi degli stereotipi e del binarismo di genere, dove erano presenti anche insegnanti della scuola superiore e una dirigente scolastica. I territori coinvolti sono stati quelli della provincia di Bologna (San Lazzaro, Monghidoro, Castenaso), e poi anche Faenza, Rimini, Parma, Roma, Padova e Vicenza.
Inoltre, sono stati organizzati due eventi sportivi aperti alla cittadinanza, durante i quali 15 istruttori e istruttrici sportive hanno dialogato con testimonial internazionali di rilievo, come Puma Camillè e Alessandra Chiricosta, condividendo le loro esperienze per promuovere una cultura dell’inclusione.
A ciò si sono aggiunti quattro talk pubblici incentrati sul tema dello sport e degli stereotipi di genere, pensati per stimolare una riflessione collettiva e favorire un cambiamento culturale duraturo. In tutto, sono state raggiunte circa 200 persone.
In conclusione delle attività, 12 associazioni sportive dilettantistiche hanno deciso di aderire alla Carta etica dello sport della Regione Emilia-Romagna. Per raccontare queste traiettorie è stato realizzato il documentario “A.G.a.S All Gender are sportive”, a cura di Rita Bertoncini di Creative Mornings Bologna, per proseguire l’attività di sensibilizzazione anche oltre il termine ufficiale del progetto.
Il progetto teatrale “Around Robin”
“Around Robin” è una performance teatrale interattiva e partecipativa, alla quale hanno partecipato 30 studenti e studentesse dell’Istituto di Castiglione dei Pepoli Caduti della Direttissima. Ciascuno di loro è entrato dentro la storia e ha parlato direttamente con i personaggi che ne fanno parte, tutti legati da un evento che li ha coinvolti in passato: un caso di revenge porn (termine inappropriato, ma comune, con cui si identifica la condivisione non consensuale di materiale intimo), che ha portato al suicidio della vittima, Robin.
Lo spettacolo mette in luce come, quando si creano dinamiche di questo tipo in giovane età, la colpa non è di una singola persona, ma della mancanza di educazione e strumenti che ci impediscono di affrontare gli eventi nel modo corretto. Alla fine della performance, allestita negli spazi di Eden Park a Dumbo, i ragazzi e le ragazze sono stati guidati in una riflessione sui temi discussi.
La mappatura e il monitoraggio
Il progetto A.G.a.S. prevede anche una raccolta dati attraverso un’attività di monitoraggio, utilizzando un approccio del femminismo dei dati e della valutazione di impatto di genere. Il progetto è partito da una mappatura delle associazioni sul territorio: in Emilia-Romagna, ci sono circa 7mila società sportive affiliate a vari enti di promozione sportiva e federazioni. Di queste, secondo la banca dati del Coni, più di 1.200 hanno sede nella provincia di Bologna, e 420 nel comune.
Le società coprono una vasta gamma di discipline sportive, riflettendo la diversità delle attività fisiche e sportive praticate. Buona parte delle associazioni sono impegnate nel contrasto alle disuguaglianze e alla violenza di genere, ma i comitati Aics e Uisp si caratterizzano per una proposta di ulteriore attenzione alle sportive non-binarie o transgender, ovvero la possibilità di tesseramenti “alias” e proposte formative specifiche e approfondite per dirigenti, tecnici, allenatrici ed educatrici.
E’ stato diffuso un questionario dedicato, a cui hanno risposto più di 100 persone che operano nel settore, e poi sono state realizzate interviste più approfondite con alcuni stakeholders. Dalle informazioni raccolte, emerge chiaramente la necessità di ampliare l’offerta formativa e informativa sui temi della parità di genere, dell’inclusione, e del contrasto agli stereotipi nello sport. La partecipazione a tali iniziative non solo soddisfa un bisogno percepito di crescita personale, ma promuove anche un approccio inclusivo nello sport e nelle attività culturali.