Gli interventi dei consiglieri in Aula dopo la trasformazione dell’interrogazione in interpellanza
L’interrogazione di Elisa Rossini (Fratelli d’Italia), avente per oggetto l’aggressione avvenuta a Formigine, a cui ha risposto l’assessora alla Sicurezza urbana integrata Alessandra Camporota, è stata trasformata in interpellanza.
Il dibattito è stato aperto da Giovanni Bertoldi (Lega Modena) per il quale “quello che è accaduto a Formigine è di una gravità inaudita”. Il consigliere si è chiesto se il presunto minore fosse già stato segnalato, se avesse già manifestato criticità, se fosse stato avviato a un percorso educativo o se qualche istituzione avesse voltato lo sguardo altrove. “Non è possibile che persone con gravi problematiche psichiatriche circolino liberamente, fuori da ogni controllo. Questo è il problema più grande”, ha concluso.
Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) ha sottolineato come il soggetto coinvolto avrebbe dovuto trovarsi impegnato in un percorso strutturato – scolastico o lavorativo – o quantomeno sotto una vigilanza attenta. Parlando del centro Don Orione, il consigliere lo ha definito “un presidio che in passato ha letteralmente salvato vite”. Il consigliere ha quindi espresso profondo rammarico per l’evoluzione che, a suo giudizio, ha snaturato il senso originario di quell’esperienza: “Fa male vedere come quell’accoglienza, che un tempo metteva al centro la persona, oggi sembri dominata da logiche di gestione economica, con commercialisti e cooperative in primo piano”.
Andrea Mazzi (Modena in ascolto) ha insistito sull’impatto sociale di simili episodi, che alimentano paura e chiusura, e ha invitato il Consiglio a non ignorare le preoccupazioni espresse dalla comunità. Si è concentrato quindi sulle criticità del sistema di accoglienza per di questi minori: “Quando un minore arriva in Italia”, ha spiegato, “dovrebbe essere inserito in percorsi che gli consentano di conoscere e comprendere il contesto in cui si trova”. Mazzi ha concluso chiedendo un ripensamento profondo delle politiche di accoglienza: “Occorrono più risorse, più controlli e una maggiore responsabilizzazione delle strutture ospitanti”.

Per il Pd, Luca Barbari ha premesso che “i processi non si fanno nelle aule del Consiglio comunale”, parlando poi della “necessità di garantire il sostegno alla vittima, come previsto dalle normative regionali” ed esprimendo “gratitudine per il lavoro quotidiano svolto dagli operatori delle comunità”. Il consigliere ha quindi precisato che “se mancano i posti nel sistema Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), è a Roma che bisogna intervenire: i fenomeni complessi si affrontano con politiche pubbliche serie, continuative e capaci di investire nel benessere e nella protezione dei minori”. Giulia Ugolini si è concentrata sull’analisi strutturale del sistema di accoglienza dei Msna, citando anche il contributo di Giuliano Stenico del Ceis, che sottolinea come “negli ultimi anni si siano moltiplicati gli aspetti critici tra i ragazzi accolti, anche a causa di un flusso anomalo di arrivi che ha portato rapidamente all’esaurimento dei posti disponibili”. A ciò si aggiungono fattori preoccupanti come il basso livello educativo e la scarsa motivazione all’integrazione”. La consigliera ha poi parlato della centralità degli educatori: “Il loro compito è creare un contesto accogliente che favorisca la fiducia: non possiamo lasciarli soli”. Per Stefano Manicardi il dibattito solleva questioni importanti; tuttavia, “è un confronto che andrebbe portato avanti anche ad altri livelli istituzionali, magari attraverso un’interrogazione parlamentare, per discutere in modo strutturato delle politiche di accoglienza rivolte ai minori stranieri non accompagnati: serve un impegno concreto da parte del Governo affinché si faccia carico di un tema così complesso”.
Per Martino Abrate (Alleanza Verdi e Sinistra) “questi minori sviluppano comportamenti violenti spesso a partire da condizioni personali estremamente difficili e non è scontato che affidamenti a famiglie parentali siano sempre la soluzione giusta. Anzi, ci si deve chiedere se quelle famiglie abbiano davvero gli strumenti per offrire risposte adeguate”. Abrate ha sottolineato come il sistema di accoglienza tenti, nonostante le difficoltà, di costruire percorsi di integrazione sociale e lavorativa. Ma, ha osservato, “in questo momento c’è scarsa connessione tra i servizi locali e lo Stato, e gli operatori vengono spesso ingiustamente messi sotto accusa”.
Grazia Baracchi (Spazio Democratico) ha tenuto a chiarire che nessuno, in Consiglio né in Giunta, ha sottovalutato la gravità dell’episodio: “Fin dal primo momento c’è stata vicinanza alla donna vittima dell’aggressione, e non è intenzione di nessuno minimizzare l’accaduto”. Baracchi ha poi sottolineato come la risposta dell’assessora abbia messo in luce alcune criticità del sistema, in particolare la presenza di “buchi normativi” e la mancanza di aggiornamento delle leggi rispetto alla crescita dei flussi di Msna. Per la consigliera è necessario evitare risposte ideologiche o slogan semplicistici, puntando invece a una “lettura accurata dei numeri e delle disfunzioni del sistema”.
Anche per Giovanni Silingardi (M5s) “serve un’analisi seria e puntuale delle cause che stanno alla base di questi fenomeni”. Ha ribadito che il tema non consente scorciatoie politiche, né è utile il gioco dello “scaricabarile” sulle competenze: “Alcuni di questi minori commettono reati, ed è fondamentale chiarire a chi spettano le responsabilità in termini di prevenzione e di repressione: se chiediamo un cambio di passo all’amministrazione, dobbiamo anche dire con precisione che cosa dovrebbe fare in più rispetto a oggi, evitando semplificazioni e retorica”.
Paolo Ballestrazzi (Pri-Azione-Sl) ha invitato a una riflessione critica sulla reale efficacia del modello attuale: “I dati illustrati ci devono far riflettere: se pensiamo solo in termini di inclusione, dobbiamo anche chiederci quanti, tra quelli che arrivano, abbiano davvero il desiderio di essere inclusi”. Il nodo, secondo il consigliere, non sta tanto nella carenza normativa o di risorse, quanto nella capacità stessa del sistema di offrire un percorso di integrazione credibile e funzionante.
In replica, la consigliera Rossini ha riconosciuto l’ampiezza della risposta dell’assessora, ma ha espresso insoddisfazione per la mancanza, a suo avviso, di una piena assunzione di responsabilità da parte del Comune: “La Regione”, ha ricordato, “si è assunta l’onere di verificare eventuali criticità nel sistema di accoglienza modenese, così come emerso da un’interrogazione presentata in Regione su questo tema dal nostro gruppo. Oggi invece abbiamo ascoltato una risposta molto distante da quella data dall’assessora regionale Conti”. Rossini ha quindi sottolineato come le linee di indirizzo comunali su chi opera nel sistema di accoglienza siano ormai datate e andrebbero aggiornate, e parlando dei contributi erogati alle comunità ha sostenuto che “le risorse ci sono, bisogna verificare se ci siano fragilità oggettive nelle comunità che le ricevono”.
Nel suo intervento conclusivo, l’assessora Camporota ha ribadito la complessità dei percorsi di accoglienza e il valore del lavoro svolto dagli operatori del settore, spesso in condizioni difficili. Ha inoltre invitato a un confronto tecnico più approfondito per distinguere con maggiore chiarezza tra fragilità psichica e devianza. “Dobbiamo interrogarci su come migliorare un sistema che certamente non è perfetto”, ha affermato, “ma che richiede collaborazione, comprensione e soluzioni condivise”. L’assessora ha chiarito che le competenze sull’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati spettano al Comune, mentre la Regione ha ruoli differenti, pur essendo in atto un dialogo costruttivo con l’assessora regionale. Ha anche difeso la scelta di non divulgare pubblicamente dettagli sul caso specifico, sottolineando che la riservatezza adottata è frutto di un confronto diretto con l’autorità giudiziaria minorile e tutela tanto la vittima quanto l’autore del reato.