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TERMOVALORIZZATORE / IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

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Gli interventi in aula dei consiglieri incentrati sull’interrogazione e le due mozioni

L’interrogazione di Maria Grazia Modena sull’inceneritore, a cui ha risposto l’assessore all’Ambiente Vittorio Molinari, è stata trattata insieme a due mozioni sul tema presentate da Avs, Pd e M5s (approvata) e da Lega Modena (respinta). I tre documenti sono stati oggetto di un lungo dibattito aperto proprio da Maria Grazia Modena (Modena per Modena) che ha evidenziato la mancata attivazione del Tavolo di negoziazione promesso in campagna elettorale, definendolo “un’occasione persa per la partecipazione”. Ha chiesto quindi l’istituzione di un forum per l’economia circolare, giudicando vaga la richiesta contenuta nella mozione di centrosinistra di coinvolgere i cittadini. La consigliera ha quindi affermato che continuerà a vigilare sull’attuazione della mozione, sul superamento dell’inceneritore e sulle misure regionali di mitigazione, sottolineando che “più economia circolare significa meno inquinamento e spreco”.

Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha chiarito che la sua mozione puntava soprattutto sulle misure di mitigazione dell’inquinamento, non solo sulla chiusura dell’inceneritore, che è una delle cause dello smog cittadino. Ha quindi criticato la tassa ambientale a carico dei cittadini (“ma che dovrebbe, in realtà, pagare il gestore”), chiedendo un uso più efficace di tali fondi. Ha sottolineato la complessità della piantumazione urbana (“non tutte le piante hanno gli stessi benefici”), evidenziando l’importanza di confrontarsi con le professionalità botaniche cittadine per massimizzarne i benefici. Ha infine proposto di anticipare la chiusura dell’impianto, “anche perché inceneriamo rifiuti di altri e non è il massimo per i nostri cittadini, che devono pure pagarci sopra le tasse”.

Martino Abrate (Avs) ha chiesto di affrontare il tema anche con un approccio politico, mettendo l’economia circolare “al centro di una visione condivisa”. Ha evidenziato quindi i progressi nella raccolta differenziata, “che non devono regredire col nuovo sistema” e ha richiamato l’attenzione sul sito dell’inceneritore a nord della città e sui rischi legati alle emissioni, anche oltre i limiti ufficiali, citando studi che collegano inquinamento e salute: “Quello che produce l’inceneritore si somma alla situazione già problematica di Modena. Per questo la nostra mozione chiede di intervenire su più fronti, per riuscire ad arrivare al rifiuto zero e fronteggiare la situazione”.

Per Fratelli d’Italia, Paolo Barani ha evidenziato che l’impianto di via Cavazza (“come attesta anche la mozione di centrosinistra”) è un inceneritore e “non il termovalorizzatore promesso da Hera, mai realizzato”. Ha sottolineato quindi come l’energia prodotta “serve solo Hera, senza reali benefici sociali per i cittadini”, esclusi dal teleriscaldamento. Ha infine criticato la gestione provinciale e comunale che ha autorizzato l’arrivo di rifiuti speciali da fuori provincia e regione, vanificando gli sforzi locali sulla differenziata. Per il consigliere, serve trovare alternative, e reperire risorse per compensare i costi di un eventuale spegnimento anticipato dell’impianto. Luca Negrini ha parlato di continuità tra le due giunte nel favorire il predominio Hera. Ha quindi definito l’impianto un problema di salute pubblica e, riferendosi alla mozione di centrosinistra, ha parlato di documento che “non propone nulla di nuovo” e questo, per il capogruppo, è un “ambientalismo ad alternanza, che non disturba chi fa utili con i rifiuti che provengono fuori regione: ma non possiamo chiedere sacrifici ai modenesi e non andare incontro a loro”. Per il consigliere, “bisogna parlare seriamente dell’inceneritore e anticipare la data di chiusura”. Dario Franco si è soffermato sui livelli di inquinamento di Modena “tra le città più inquinate d’Italia, con sforamenti superiori a quelli fissati dall’Oms e dalla normativa UE”. Ha quindi evidenziato i gravi rischi per la salute, soprattutto per bambini, anziani e soggetti fragili, definendo l’inceneritore una fonte significativa di emissioni nocive, confermate da studi scientifici. Ha quindi chiesto con forza un cronoprogramma certo per la chiusura dell’impianto. Anche Elisa Rossini ha ricordato la mancata realizzazione del teleriscaldamento e ha attribuito alla precedente giunta la responsabilità dei ritardi nella raccolta differenziata e dei relativi costi. Ha ricordato la posizione del proprio gruppo sul differenziare e ridurre i rifiuti, ma non con il porta a porta. Ha infine proposto di anticipare la chiusura dell’inceneritore al 2031, con la fine del contratto di servizio.

Per Andrea Mazzi (Modena in ascolto) il dibattito si è concentrato troppo sui rifiuti urbani, ignorando che la maggior parte di essi è costituita da rifiuti speciali, provenienti da settori come industria, edilizia e chimica: “Anche questi necessitano di smaltimento, nonostante esistano pratiche di riciclo”. Ha quindi ricordato che l’economia circolare richiede “tempo, competenze e realismo”, criticando la mancanza di concretezza nella mozione della maggioranza (annunciando voto contrario), mentre ha sostenuto il documento del consigliere Bertoldi “per serietà e approfondimento”.

Giovanni Silingardi (M5s) ha ribadito che tutti condividono l’obiettivo di spegnere l’inceneritore, evidenziando i danni che provoca, come riconosciuto anche dall’Unione Europea. Ha spiegato che la chiusura passa per “scelte concrete di economia circolare, non per ideologie”. Ha ricordato quindi gli impegni presi in campagna elettorale sul forum permanente, il cui avvio è stato confermato dall’assessore. Pur auspicando la chiusura immediata, ha affermato che serve coerenza politica, con una forte riduzione dei rifiuti e un’alta differenziazione.

Per il Pd, Gianluca Fanti ha invitato a fare chiarezza, ricordando che il vero problema sono le discariche del territorio, in via di chiusura, con una sola che resterà attiva a Finale Emilia. Ha spiegato quindi che la Regione ha scelto gli inceneritori per gestire i rifiuti, chiarendo che il termovalorizzatore è un inceneritore che genera energia, e puntualizzando che a Modena non si bruciano rifiuti speciali pericolosi, ma solo rifiuti urbani indifferenziati. Ha sottolineato che per chiudere l’impianto serve ridurre questa tipologia di rifiuti, puntando su meno produzione e più differenziata. Solo così si può negoziare la chiusura. Diego Lenzini ha voluto puntualizzare che il termovalorizzatore è un inceneritore che trasforma il calore in energia e può essere collegato a impianti di cogenerazione. Ha ricordato che la gestione dei rifiuti è regionale e che Modena ospita il secondo impianto per rifiuti trattati ed energia prodotta. Ha quindi sottolineato che “la chiusura dell’impianto è una decisione politica, ma basata su numeri: finché Modena sarà tra le province che producono più rifiuti, sarà difficile chiudere”. Ha invitato, infine, a una vera transizione verso l’economia circolare, “altrimenti si fa solo fantapolitica”.

In chiusura di dibattito, l’assessore Vittorio Molinari ha espresso delusione per la mancanza di proposte concrete nonostante la convergenza sull’economia circolare. Ha sottolineato che questa deve riguardare tutti i rifiuti e “diventare una regola di vita, affrontando i problemi in modo sistemico e olistico, con una visione condivisa e di lungo periodo”. Ha ribadito l’importanza del “noi” per trovare soluzioni positive e ha invitato a serietà, ricordando che i cittadini modenesi non sono passivi e meritano coerenza e impegno da parte di tutti, inclusa la maggioranza.

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